Le armi nascoste in contrada Gullo (Scandale KR).
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Nel 1944 un fatto di cronaca aveva richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Nel Catanzarese ci fu un velleitario tentativo di rivincita fascista da parte di giovani della borghesia cittadina dove era operativo il principe Valerio Pignatelli e la moglie Maria De Seta;
Figure di primo piano furono anche l’avvocato napoletano Nardo Di Nardo, il tenente Antonio De Pascale, l’avvocato Luigi Filosa di Cosenza, il tenente Pietro Capocasale.
Il principe Valerio Pignatelli già nel 1943 era stato incaricato dall’ultimo segretario del Duce, Carlo Scorza, di organizzare un corpo di volontari, chiamato “Guardie ai Labari”, che avrebbe dovuto agire nei territori occupati da americani e inglesi per render loro la “vita difficile” attraverso azioni di guerriglia e di sabotaggio. Pignatelli, personaggio carismatico, pluridecorato di guerra, divenne la guida del fascismo clandestino meridionale e il suo arresto nel 1944 fu un duro colpo per tutto il movimento.
La fine della stagione del fascismo clandestino calabrese si ebbe con una serie di arresti delle forze dell’ordine nella primavera 1944 e con il famoso “Processo degli ottantotto” (dal numero degli imputati) tenutosi a Catanzaro, iniziato il 15 febbraio e conclusosi con le sentenze del 7 aprile 1945). Tra i condannati vi furono: Pietro Capocasale, Luigi Filosa, Ugo Notaro, il marchese Gaetano Morelli.
Le armi che dovevano servire per la sollevazione dei fascisti del crotonese furono trovate nella contrada Gullo in territorio di Scandale.
In un casolare del marchese Gaetano Morelli, furono trovati “11 moschetti calibro 91, molti caricatori e 2 casse di bombe a mano”.
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Cfr. Francesco Tigani Sava, Il processo degli ottantotto a Catanzaro, 1943-1945, in Mezzogiorno e fascismo.
Nando Giardini, Bocca di Lupo. Romanzo di vita vissuta, Catanzaro, Ursini Editore, 2001.
Roberto Ciuni, L'Italia di Badoglio, Rizzoli, 1993.
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Nel 1944 un fatto di cronaca aveva richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Nel Catanzarese ci fu un velleitario tentativo di rivincita fascista da parte di giovani della borghesia cittadina dove era operativo il principe Valerio Pignatelli e la moglie Maria De Seta;
Figure di primo piano furono anche l’avvocato napoletano Nardo Di Nardo, il tenente Antonio De Pascale, l’avvocato Luigi Filosa di Cosenza, il tenente Pietro Capocasale.
Il principe Valerio Pignatelli già nel 1943 era stato incaricato dall’ultimo segretario del Duce, Carlo Scorza, di organizzare un corpo di volontari, chiamato “Guardie ai Labari”, che avrebbe dovuto agire nei territori occupati da americani e inglesi per render loro la “vita difficile” attraverso azioni di guerriglia e di sabotaggio. Pignatelli, personaggio carismatico, pluridecorato di guerra, divenne la guida del fascismo clandestino meridionale e il suo arresto nel 1944 fu un duro colpo per tutto il movimento.
La fine della stagione del fascismo clandestino calabrese si ebbe con una serie di arresti delle forze dell’ordine nella primavera 1944 e con il famoso “Processo degli ottantotto” (dal numero degli imputati) tenutosi a Catanzaro, iniziato il 15 febbraio e conclusosi con le sentenze del 7 aprile 1945). Tra i condannati vi furono: Pietro Capocasale, Luigi Filosa, Ugo Notaro, il marchese Gaetano Morelli.
Le armi che dovevano servire per la sollevazione dei fascisti del crotonese furono trovate nella contrada Gullo in territorio di Scandale.
In un casolare del marchese Gaetano Morelli, furono trovati “11 moschetti calibro 91, molti caricatori e 2 casse di bombe a mano”.
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Cfr. Francesco Tigani Sava, Il processo degli ottantotto a Catanzaro, 1943-1945, in Mezzogiorno e fascismo.
Nando Giardini, Bocca di Lupo. Romanzo di vita vissuta, Catanzaro, Ursini Editore, 2001.
Roberto Ciuni, L'Italia di Badoglio, Rizzoli, 1993.
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