di Davide Pirillo
La Falange Cubana fu una organizzazione fascista, fondata da
Antonio Avendaño e Alfonso Serrano Vilariño nel giugno del 1936,
s'ispirava al modello della Falange Spagnola, ebbe vita fino al 1940,
quando venne sciolta dal regime militarista e filo-americano di
Fulgencio Batista, che rifiutava sdegnatamente l'ideologia fascista,
considerata “rivoluzionaria” e “peones”. L'attività della
Falange Cubana e la ricerca di una terza via nazionale, favorita
dall'aiuto della Spagna, aveva probabilmente impaurito Batista,
portandolo a promulgare la legge che vietava i movimenti politici che
facevano specifico riferimento a gruppi stranieri, seppur la Falange
Cubana era esplicitamente nazionalista e patriottica. Nel 1941
Batista dichiarò formalmente guerra ad Italia, Germania e Giappone,
ruppe i rapporti diplomatici col Governo di Vichy e concesse
ulteriori basi alla Marina degli Stati Uniti sull'isola,
ufficialmente in funzione di monitoraggio antisommergibili
italo-tedeschi.
Non contento Batista farneticava di un eventuale invasione della
Spagna franchista da parte delle “forze latino-americane”.
Per via del regime castrista che imperversa dagli anni '50 è difficile, oggi, reperire informazioni dettagliate su questo poco conosciuto movimento, che arrivò ad avere oltre cinquemila aderenti nel 1938.
Curiose sono alcune teorie in lingua spagnola che circolano in
internet, secondo la quale sarebbe esistito un'infiltrazione di
numerosi falangisti cubani nel “Movimento del 26 Luglio” (M
26-7), il movimento popolare che iniziò la “rivoluzione cubana”
con l'assalto alla Caserma Moncada, avvenuto appunto il 26 luglio del
1953, inizio dell'ascesa di Fidel Castro.
Di certo il Movimento del 26 Luglio ed il suo fondatore, lo stesso
Fidel Castro, all'inizio non erano marxisti, si ispiravano al
pensiero libertario ed antimperialista dell'eroe nazionale e poeta
José Martí e nonché al socialismo rivoluzionario, al M 26-7
aderirono molti militanti del Movimiento Nacionalista Revolucionario
e tanti giovani di diverse idee.
Solo successivamente venne improntata la Rivoluzione cubana su
dinamiche marxiste, non è del tutto sbagliato pensare che fu una
svolta voluta dallo stratega Castro per le opportunità politiche che
rappresentava l'Unione Sovietica, così si giustificherebbe l'aiuto
di Ernesto Che Guevara e di Fidel Castro nel fare espatriare i
falangisti cubani senza ritorsioni, sempre se sono vere dette teorie
che sono pur sempre dietrologia.
Teorie comunque plausibili, visto alcune sfumature del castrismo,
basta ripercorrere le vicende politiche dalla caduta del muro di
Berlino ad oggi, la conversione cristiana da parte del lider maximo,
il forte nazionalismo cubano ed il “marxismo economico non troppo
ortodosso” che lo rende (lasciatemelo dire) un comunismo atipico,
da non sottovalutare le convergenze ideologiche tra castrismo e le
appendici rivoluzionarie del peronismo, Peron stesso ebbe a dire: «La
Revolucion cubana tiene nuestro mismo signo».
Insomma una specie di mutuo-soccorso americano-latino (in funzione
nazionalista ed anti-imperialista), lo stesso che Castro sembra non
sdegnare oggi, nei rapporti personali con Hugo Chávez, di cui sembra
tollerare se non addirittura simpatizzare gli slanci
“fascio-peronisti”, come quando ha accostato Lenin a Mussolini o
quando s'è dichiarato peronista pubblicamente al cospetto della
presidentessa argentina Cristina F. Kirchner, esordendo: «Yo soy
peronista de verdad».
Qualcuno obbietterà che comunque è difficile trovare una
qualsiasi matrice o continuità ideologica falangista nel castrismo,
per via delle posizioni meramente militariste e cattolico-clericali
del franchismo (In realtà più simile al “caudillismo” alla
Batista), e che anche il falangismo originario di José Antonio Primo
de Rivera (A cui si ispirava la Falange Cubana) era molto distante
dal castrismo, più accostabile per certe sfumature al fascismo
italiano delle origini e della RSI.
Sicuramente emblematico è l'accettazione da parte di Castro del
concetto di Cristianesimo nell'eccezione socialista e popolare già
patrimonio culturale del socialismo nazionale americano-latino, che
allontana sempre di più Cuba dall'ateismo marxista. Chàvez stesso
riferì in una dichiarazione video 28 giugno 2007 (dove chiariva che
il suo socialismo era nazionale, cristiano e non marxista), riferisce
di una confidenza fattagli dal presidente del Nicaragua Daniel Ortega
a cui Castro stesso gli ha consigliato durante la prima ricorrenza
della Rivoluzione del Giugno del 1980, di ricostruire una cattedrale
distrutta, consiglio non accolto da Ortega allora ateo, oggi anche
lui convertito al “cristianesimo popolare”.
Quello che è certo che in America Latina come nel mondo arabo è
difficile etichettare per schemi preconcetti, come succede in Europa,
i confini sono sfumati e danno vita a fenomeni particolari,
affascinanti ed irripetibili.